Ciao a te!
Sì, mi ero presa un po’ di pausa mentale… Torno da te in questa giornata caldissima ma ancora poco afosa; una di quelle che consente anche a chi non abita su un’isola di godere di un cielo finalmente blu, non azzurrognolo-biancastro.
Festeggio questo ritorno raccontandoti di una lettura che ho fatto recentemente, e che ha tantissimo a che fare con gli oceani della lingua.
Un idioma di cui mi sono trovata ad essere affascinata, in questi ultimi anni, è il giapponese. Complici anche i libri di Laura Imai Messina, italiana trapiantata in Giappone ma soprattutto innamorata della lingua e della cultura del Sol Levante.
Miyuki Aida ha scritto, un paio di settimane fa, l’articolo del quale ti voglio parlare, che tratta della ricorrenza e dell’uso dei suoni onomatopeici nella sua lingua.
Innanzitutto, il giapponese è (insieme al coreano) la lingua con il maggior numero di parole che esprimono il loro significato attraverso il suono dell’oggetto ad esso associato, contandone ben 4500. Ma ciò che forse sorprende ancor più è la suddivisione delle onomatopee in tre categorie distinte:
giseigo (擬声語): sono le parole che esprimono voci animali ed umane
giongo (擬音語): sono le parole che esprimono suoni, ma non voci
gitaigo (擬態語): sono le parole che esprimono lo stato o la condizione delle cose, in una modalità sensoriale, fonetica
Nelle lingue indoeuropee, la categoria #3 non è definita onomatopea, ma descrive quelle che si potrebbero chiamare ‘parole mimetiche’.
Prendiamo, ad esempio, il giapponese shiin, che significa ‘silenzio’ e cade nella categoria gitaigo poiché non significa tanto ‘silenzio’ come concetto, ma il senso di pace e di serenità che si prova quando, ad esempio, si cammina in una foresta silenziosa. Ecco perché è gitaigo: perché descrive uno stato d’animo, ma lo fa attraverso il suono (o l’assenza di suono, in questo caso) che lo genera.
L’autrice dell’articolo riferisce come l’uso del gitaigo sia estremamente utile quando si tratta di descrivere al proprio medico curante il malessere che si prova. Ad esempio, il gan-gan (がんがん) è il genere di mal di testa pulsante, molto diverso dal mal di testa sordo ad esempio, e il termine si rifà al rumore dei piatti di ferro che cozzano l’uno sull’altro. Il medico si figurerà esattamente quello che gli state riferendo…
Quale può essere la ragione di un’occorrenza tanto elevata di onomatopee nella lingua giapponese? Un’ipotesi potrebbe essere la scarsità di verbi che essa contiene. Se utilizziamo una lingua che sa così sottilmente distinguere tra guardare, vedere, scorgere, ammirare, osservare… può non essere necessario esprimere tramite onomatopea il sentimento che si prova ammirando stupiti un chiaro di luna. Una seconda ipotesi si lega al rispetto che ha il popolo giapponese nei confronti della natura; l’onomatopea sarebbe quindi una sorta di tributo che la lingua porta a ciò che si prova immersi in essa.
Qui puoi ascoltare una canzone per bimbi che fa un ricco uso di onomatopee. L’autrice osserva (e, in mancanza di competenza linguistica, le credo!) come in essa ricorrano i due gitaigo, shuwa shuwa (しゅわしゅわ) - il suono del formare bolle di sapone con la bocca - e kuchu kuchu (くちゅくちゅ), il suono dell’acqua sulla bocca per pulirle.
Quale modo migliore per insegnare ad un bimbo a prendersi cura di sé?
Ti lascio con un percorso di cucina (sempre tratto dal blog di Rossella Venezia) che si sposa perfettamente con quanto ho cercato di raccontarti oggi: il ramen di pollo con udon noodles. La lingua e la cultura di un popolo passano anche da ciò che porta in tavola; non posso fare a meno di vedere la cura, la lentezza, il rispetto di sé e degli altri, in un popolo che pone così tanta attenzione agli ingredienti e a come li tratta durante la preparazione.
Buona serata, buona estate ancora e a presto!
Simona
Simona. Anche io ho avuto (e forse ancora ho) bisogno di pause mentali in questo periodo un po’ duro per me, ma sappi che come ogni volta incredibilmente tocchi corde, temi, argomenti e luoghi che in qualche modo riguardano i miei pensieri e i miei desideri.
Quindi grazie di cuore!